Venezia, 18 Marzo 2020

Alberto Toso Fei:
“I tesori nascosti di Venezia da vedere almeno una volta nella vita”

(Credito: Benedetta Socal)

Oggi vi sveliamo:
Il Tesoro numero Uno

“Il mosaico ritrovato della Ca’ d’Oro”

La Ca’ d’Oro è indubbiamente il più celebrato esempio di gotico fiorito veneziano, ed è un caso più unico che raro: invece di prendere il nome del suo proprietario – come è sempre avvenuto nella storia di Venezia – ha acquisito un appellativo derivatole dalle foglie d’oro che furono profuse in grande abbondanza nelle decorazioni della facciata, in parte decorata e dipinta da Zuane de Franza pentor a S. Aponal nella prima metà del Quattrocento.
Eretta tra il 1421 e il 1440 dai fratelli Bon e da altre maestranze dell’epoca su commissione di Marino Contarini, in un’area dove si trovava una preesistente casa degli Zeno, la prestigiosa dimora sul Canal Grande riacquistò il suo splendore originario nel corso del Novecento grazie soprattutto al barone Giorgio Franchetti, che ne fece dono alla città. Uomo di grande cultura, Franchetti si era innamorato di Venezia e della Ca’ d’Oro, al punto che dopo averla acquistata nel 1895 per una cifra considerevole, l’aveva riportata alle condizioni originali giungendo a ricomprare i marmi e le decorazioni che erano andate disperse a seguito di grossolani restauri precedenti.
Ma fece molto di più: inginocchiato, con due suole di scarpe legate alle ginocchia per proteggersi, aveva trascorso intere giornate a ricomporre il mosaico dell’androne, disegnato da lui stesso e ispirato a quelli della Basilica di San Marco, facendosi giungere le tessere da molti luoghi del mondo, e utilizzando così solamente i marmi più preziosi, tra quelli in uso fin dall’antichità. Un’attività nella quale non aveva esitato a coinvolgere gli amici. Gabriele D’Annunzio ricorderà di essere stato anche lui, a fianco di Franchetti, «in ginocchio come un operaio a commettere nello stucco porfidi e serpentini».
La Ca’ d’Oro (come Ca’ Dario, e altri pochi esempi, in città) si caratterizza per una evidente asimmetria nella facciata: a sinistra vi è la straordinaria sovrapposizione del portico del pianterreno e di due terrazze, finemente lavorate; l’ala destra, invece, è ricoperta da marmi pregiati, che assieme alla merlatura del tetto le conferiscono un aspetto deliziosamente e inequivocabilmente veneziano, a metà strada fra “le mille e una notte” e Bisanzio, con l’aggiunta del riflesso sulle acque del Canal Grande, a poca distanza da Rialto.
Oggi la Ca’ d’Oro è un bel museo che, a partire dalla collezione dello stesso Franchetti, ospita opere di grande pregio: un San Sebastiano di Andrea Mantegna, la Venere allo specchio di Tiziano, la Venere dormiente di Paris Bordone, vedute di Francesco Guardi, tele di Vittore Carpaccio, bronzi rinascimentali e sculture medioevali, assieme a numerosi altri dipinti veneti, toscani e fiamminghi. Il museo nacque per un preciso lascito di Franchetti, che nel 1916 stipulò in tal senso un accordo con lo Stato italiano.
La Galleria Giorgio Franchetti fu inaugurata il 18 gennaio del 1927, cinque anni dopo la scomparsa del barone. Le sue ceneri sono deposte tra i marmi dell’androne della casa sul Canal Grande che tanto amò.

Reveal Venice suggerisce:

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