Sabato, 21 Marzo 2020
Alberto Toso Fei:
“I tesori nascosti di Venezia da vedere almeno una volta nella vita”
(Credito: Benedetta Socal)
Oggi vi sveliamo:
Il Tesoro numero Due
” I quadri del Longhi in un salotto veneziano”
Pietro Longhi, “La Famiglia Sagredo”, 1752
Ca’ Querini Stampalia, a Santa Maria Formosa, ospita una fondazione che porta lo stesso nome dell’antica famiglia veneziana, e costituisce un attivissimo polo di produzione culturale cittadina. È uno dei rari esempi in città in cui, di una famiglia nobile originaria si sono conservati abitazione, biblioteca, collezioni d’arte, arredi e suppellettili.
La parte della fondazione adibita a museo mantiene per questo motivo l’aspetto di un’abitazione settecentesca, con una esposizione delle opere pensata in maniera da proiettare il visitatore all’interno della vita quotidiana di una famiglia patrizia dell’epoca. La parte forse più nota della raccolta pittorica ritrae proprio momenti di vita familiare e sociale di quel secolo. La collezione presenta un centinaio di dipinti, sessantasette dei quali opera di Gabriel Bella, e altri trenta di Pietro Longhi, fra i quali alcune celebri visioni del Ridotto, la casa da gioco pubblica a Ca’ Dandolo – nella zona di San Moisè, la prima mai aperta in Europa – con una efficace descrizione pittorica dell’uso della maschera, rimasto invalso fino alla caduta della Serenissima.
Fra le maschere effigiate nei dipinti, anzi, figura una delle più curiose: la Moretta, espressamente femminile, che copriva solo la parte centrale dell’ovale del viso ed era priva di bocca: veniva sostenuta dalla ragazza che la indossava grazie a un bottoncino di legno che veniva stretto fra i denti, espediente che impediva alla donna di proferire parola.
Passando da una stanza all’altra, tra gli stucchi e le delicate tinte pastello delle pareti, gli specchi e il mobilio, i dipinti e gli arredi originali, si ha davvero l’impressione di fare un viaggio nel tempo; e girovagando fra le porcellane e le sculture di Canova e Medardo Rosso, tra stoffe, arazzi e lampadari di Murano, si ha la sensazione di essere in attesa che da un momento all’altro sbuchi il padrone di casa a dare il benvenuto.
Con il suo testamento del 1868 Giovanni Querini Stampalia, ultimo discendente di quel ramo della famiglia patrizia veneziana, donò tutti i suoi averi alla città, stabilendo che la sua biblioteca dovesse rimanere aperta quando le altre biblioteche erano chiuse, specialmente di sera e nei giorni festivi, per «promuovere il culto dei buoni studi e delle utili discipline».
Il nucleo originario delle collezioni della biblioteca, che occupa quasi un intero piano del palazzo, comprendeva allora manoscritti, incunaboli, edizioni rare, carte geografiche antiche e incisioni, raccolte in oltre sette secoli di storia della famiglia Querini Stampalia. Il fondo moderno conta circa trecentocinquantamila volumi.
Al di là poi delle continue mostre, conferenze e incontri organizzati dalla fondazione, Ca’ Querini Stampalia può offrire stimoli interessanti per gli amanti dell’architettura contemporanea: il pianterreno e il giardino furono infatti restaurati da Carlo Scarpa nei primi anni Sessanta (e conservano quel segno imprescindibile appartenente all’architetto veneziano di fusione tra materia e natura), mentre recentemente Mario Botta ha progettato il nuovo accesso, il bookshop, la caffetteria e l’auditorium.
Reveal Venice suggerisce:
IL FILO DELLA TRAMA?
Ritroviamolo insieme, e godiamoci le stoffe preziose dipinte da Pietro Longhi con una visita alla Collezione Storica e all’Archivio Rubelli: broccatelli, velluti e damaschi di seta riccamente cesellati, in tutte le sfumature della laguna. Una passeggiata assieme fino a Ca’ Querini Stampalia e dopo la visita, Pietro Longhi ci aspetta a Ca’ Sagredo, per ammirare lo Scalone dei Giganti con i suoi affreschi e per un piacevole aperitivo.
Per informazioni: Reveal Venice – info@revealvenice.com