Forse non tutti sanno che… entrambi questi dolci hanno origini antichissime e popolari.
Gli antenati del galano erano le Frictilia di epoca romana, un semplice impasto di farina e uova fritto nello strutto e addolcito con miele. I dolci venivano preparati durante i Saturnali, una festa molto simile al nostro Carnevale.
A Venezia i galani, una sfoglia rettangolare sottilissima e friabile, prendono il nome dal “galan” che in dialetto veneziano è il nastro sottile che le ragazze portavano al collo.
A pochi chilometri di distanza, in terraferma, lo stesso impasto cambia nome e consistenza.
I crostoli, spesso tagliati con la rotella dentellata, sono un po’ più spessi e croccanti, comunque sempre buonissimi e sinonimo di festa e allegria.
Lo sapevate invece che le frittelle veneziane, la cui ricetta risale al 1300, furono elette a Dolce Nazionale della Serenissima Repubblica di Venezia?
Piccole e compatte, fritte e cosparse di zucchero a velo, erano tipiche non solo del Carnevale, ma di ogni altra occasione festosa dell’anno.
Preparate ad arte dai “Fritoleri”, che nel 1600 si riunirono addirittura in una Corporazione protetta, il cui luogo di ritrovo era la Chiesa della Maddalena, nei pressi della Ca’d’Oro. Li si riconosceva dal grembiule bianco sul davanti e dal vasetto bucherellato in mano, pronti a cospargere di zucchero le frittelle ancora calde.
Per dimostrare la loro bontà, esponevano gli ingredienti usati: farina, mandorle, uova, pinoli, cedro candito… Le fritole erano poi vendute per le calli o nelle malvasie, le botteghe che vendevano i vini dolci che arrivavano via mare.
Nel 1750, il pittore veneziano Pietro Longhi dipinse la “Venditrice di fritole”, che ora si trova a Ca’ Rezzonico, in cui una popolana offriva ad un nobile quattro fragranti e calde frittelle infilzate in uno spiedino, per non scottarsi le dita, prendendole da un cesto ricolmo. L’atmosfera divertita del quadro ricorda una scena di una commedia di Goldoni (una delle protagoniste dell’opera Il Campiello, ad esempio, era una venditrice di fritole).
La ricetta tipica parla chiaro: niente creme, ma un impasto preparato con farina mescolata a semolino o farina grezza, arricchito con pinoli e uvetta sultanina.
Che siano nella versione tradizionale, semplici o farcite con crema, mela, zabaione, ricotta, mascarpone o arancia, sono tutte dei piccoli momenti di soffice dolcezza, ottima compagnia di momenti felici!