Preferisco fare una foto che essere una foto. (Lee Miller)
Modella, fotografa, musa, prima donna reporter di guerra a documentare gli orrori dei campi di concentramento liberati dalle truppe americane, icona del Novecento.
Lee Miller è stata tutto questo e molto di più, ha attraversato la vita con passione e determinazione. E la vita l’ha ricambiata con amore e amici, ma anche con dolore e riconoscimenti postumi o quanto meno tardivi. Una mostra che rende giustizia a questa donna tanto bella quanto brillante e talentosa, togliendola dall’ombra di Man Ray che l’ha sempre accompagnata, per svelare il loro rapporto profondo, quanto complicato, in maniera più oggettiva: Man Ray, prima suo insegnante, poi amore e infine grande amico.
Man Ray The Tears (Les deux yeux, le nez et les larmes) 1930 (1988) Collezione privata, Courtesy Fondazione Marconi, Milano © Man Ray 2015 Trust / ADAGP – SIAE – 2022; |
L’esposizione Lee Miller – Man Ray. Fashion, love, war, curata da Victoria Noel-Johnson, presenta circa 140 fotografie di Lee Miller e di Man Ray, oltre ad alcuni oggetti d’arte e documenti video
“Un’esposizione che grazie agli scatti sublimi di Miller e Ray ci fa ripercorrere l’intensità degli anni ruggenti, la Parigi crocevia di moda, letteratura e dell’arte che si apriva al tratto surrealista che ha fortemente caratterizzato le loro fotografie. E poi la Miller della rappresentazione dell’orrore scatenato dalla seconda guerra mondiale – afferma Vittorio Verdone, Direttore Corporate Communication e Media Relation del Gruppo Unipol.
Nella prestigiosa ed esclusiva sede di Palazzo Franchetti a Venezia, fino al 10 aprile i visitatori potranno finalmente apprezzare a pieno le qualità di questa grande fotografa, il contributo che diede non solo come musa di Man Ray, ma soprattutto come professionista alla pari, al punto che sovente si dimentica che fu lei a scoprire, per caso, e a ispirargli la tecnica fotografica della solarizzazione, che Man Ray adottò come firma artistica e per la quale si contraddistinse.
Obiettivo della mostra è quindi anche offrire il giusto riconoscimento a Lee Miller, pioniera del surrealismo in fotografia, ponendola su un piano di parità con Man Ray, il cui lavoro tendeva a oscurarla sia in vita che negli anni a venire.
La mostra accoglie il visitatore con una sezione dedicata a Lee Miller come modella e musa negli anni Venti, quando incontra accidentalmente il famoso editore Condé Nast che la rende modella di “Vogue” e Georges Lepape, il principale illustratore di moda di quegli anni, ne ritrae il suo volto per una copertina di “Vogue” (USA) del 1927 lanciandola come icona di stile.
Cuore dell’esposizione è il rapporto tra Lee Miller e Man Ray sbocciato a Parigi nel 1929 e finisce nel 1932 con un focus sulle loro vite, carriere e relazioni in quel periodo. Saranno esposti anche i ritratti scattati da Man Ray degli amici e grandi protagonisti di quella stagione artistica: Max Ernst, Pablo Picasso, Giorgio de Chirico, Jean Cocteau, Salvador Dalì e gli scatti surrealisti a Lee Miller nei quali cerca di indagare e rivelare la sua anima, i suoi tormenti, utilizzando la macchina fotografica come strumento quasi a voler scomporre il suo algido corpo ritraendone la nuca, il collo, le spalle.
L’esposizione affronta anche, attraverso una vasta selezione di foto sia ritratti che pubblicità commerciali, il periodo successivo alla relazione con Ray, quando Miller nel 1932 torna a New York dove apre uno studio fotografico di successo, all’epoca il primo fondato e gestito da una fotografa donna.
Man Ray Natasha 1931(1980) Collezione privata, Courtesy Fondazione Marconi, Milano © Man Ray 2015 Trust / ADAGP – SIAE – 2022; |
La sezione punta poi l’accento sulle creazioni surrealiste di Lee Miller fino agli scatti delle famose “vacanze surrealiste” dell’estate del 1937 tra la Cornovaglia e il sud della Francia insieme a Max Ernst, E.L.T.Mesens, Man Ray e Leonora Carrington oltre a Pablo Picasso, Dora Maar e Elieen Agar e con quello che diventerà il suo secondo marito, l’artista britannico surrealista Roland Penrose.
Una sezione è poi dedicata all’Egitto. Nel 1934 Lee Miller sposa l’uomo d’affari egiziano Aziz Eloui Bey e lo segue nella sua terra d’origine dove rimane affascinata dal panorama del deserto, dai villaggi e dalle testimonianze delle civiltà passate come dimostrano i numerosi scatti, di grande fascino e atmosfera come il celeberrimo Portrait of Space (Ritratto di uno spazio) con la sua tenda o zanzariera strappata verso l’infinito che ispirò René Magritte a dipingere Le baiser (Il bacio) nel 1938.
Infine il dramma della Seconda Guerra Mondiale, Lee Miller è corrispondente di guerra e fotoreporter per “Vogue”. Durante la guerra si trova a documentare eventi tragici come il Blitz di Londra, la liberazione di Parigi e i campi di concentramento di Buchenwald e Dachau. Nel 1944 viene accreditata come corrispondente dell’esercito americano e collabora con il fotografo di “Time Life”, David E. Scherman. All’interno di questa sezione, oltre all’iconico scatto di Lee Miller nella vasca da bagno di Hitler, anche un’ampia selezione di suoi lavori con taglio surrealista, e foto di importanti artisti e vecchi amici, come Picasso e Jean Cocteau a Parigi, che incontra poco dopo la fine del conflitto.
In tutta l’esposizione, il fil rouge è dedicato al rapporto tra Lee Miller e Man Ray e l’evoluzione da amore in amicizia, durata per quasi 50 anni, parallelamente ai reciproci matrimoni con Aziz Eloui, Roland Penrose e Juliet Browner. Ray sarà particolarmente vicino a Miller nel periodo in cui soffre di depressione cronica, anche a causa di una sorta di disturbo post-traumatico dovuto agli orrori a cui aveva assistito nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
mostra Lee Miller Man Ray fashion, love, war Palazzo Franchetti, Venezia, © Vincenzo Bruno
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